domenica 27 gennaio 2013

Certe domeniche.

Ci sono certe domeniche in cui mi chiami presto e ti stupisci di trovarmi già sveglia, tra Gocciole, caffè e il giornale di qualche giorno prima, Radio Popolare che gracchia alle mie spalle. Stai uscendo anche tu a fare colazione e a comprare il giornale; fa freddo dici, nonostante il mercato si sforzi di riscaldare l'aria con il suo agitato vociare e c'è un sole che sembra maggio. C'è un sole che sembriamo quasi felici. E' gennaio, lo studio mi tedia e il lavoro ti tedia, i rapporti con le rispettive famiglie si fanno sempre più distaccati, ho perso il mio anello preferito e tu non hai soldi per ricomprarmelo, eppure sembriamo quasi felici. Alla faccia della crisi, delle manovre finanziarie, dei cassintegrati, degli esodati, di quelli che si dannano per qualche causa giusta ma faticosa, ci concediamo questo lusso. E questo pomeriggio andremo al parco a perdere tempo o a perdere qualche grammo di peso con una corsa. Poi ci guarderemo negli occhi e non sapremo cosa dirci, perchè siamo un po' autistici, un po' timidi, un po' increduli, un po' troppo diversi ed inconciliabili. Allora tu ridi e io mi sento presa per il culo e m'indurisco, ma poi rido anch'io, perchè alcuni momenti sono troppo imponenti per essere spezzati da una paranoia.
Mi chiami presto, certe domeniche, proprio mentre elaboro un principio di volontà di accingermi a studiare e allora mi butto sui libri con uno stoico senso del dovere che non mi appartiene, decisa a finire prima di vederti. Mi metterò quel maglione marrone che ti piace tanto, poi, e ci libereremo di tutti i rancori, i ritmi frenetici, le incomprensioni, i problemi accumulati in settimana, consapevoli entrambi che la tregua avrà durata effimera. Per una volta il presente vince la paura.