martedì 23 luglio 2013

La festa.

Il fatto è che la festa finisce, sempre. Lo sanno tutti. La differenza è tra quelli che per quell'ora, quel giorno, quell'anno in cui si festeggia si dimenticano che la festa ha una scadenza, anche se indefinita, e quelli che invece passano la festa nella malinconia, pensando che quella festa finirà, prima o poi.
Che è come dire la differenza che c'è tra quelli che si godono la vita e quelli che pensano a come fare per forse potersi godere la vita nel caso in cui.
Io, ecco, ho paura di far parte della seconda categoria.

mercoledì 3 luglio 2013

Elogio della non scelta (ossia del luglio sardo di qualche tempo fa)

La mia vita allora era scandita da pranzi interminabili e da sieste altrettanto eterne, con giornate dilatate i cui minuti potevano essere distinti uno ad uno. Allora ogni minuto aveva un nome e una sua dignità, o forse era l'infantile indifferenza nei confronti del tempo, ancora ignara dell'angoscia, a farmelo sembrare eterno. Allora ho imparato che non far niente è l'unico modo per non perdere tempo.
Mai più vista una così ampia scelta di nullafacenza. Lotte con mio fratello, gare di corsa in mare, piste di biglie, pesca di granchi con esche improvvisate, piramidi umane vacillanti, dispetti a mia sorella che avevano come unico obiettivo il suo pianto... Per qualche tempo finii persino nel tunnel del sudoku. Erano i tempi in cui ancora si riusciva a leggere un libro per intero senza aver l'ansia di iniziarne un altro contemporaneamente: sotto l'ombrellone l'unica distrazione accettata era il suggerimento richiesto dalla mamma per un cruciverba (niente avrebbe potuto rendermi più orgogliosa). E si leggevano solo romanzi: le notizie dei giornali le ricevevamo filtrate dalle discussioni dei grandi (con effetti altamente nocivi che ancora si ripercuotono sulle nostre opinioni).
Parlavo poco, già allora; ascoltavo tutto, ricordavo tutto. Ma erano tempi in cui questo non aveva importanza, perchè non c'era nulla da dimostrare; eravamo solo dei bambini il cui unico dovere era finire i compiti e non svegliare i genitori durante il pisolino. Fare i tuffi dalle rocce più alte, se la mamma lo permetteva. Nessuna decisione da prendere che non fosse quale gusto di gelato scegliere, nessun talento da sfruttare o da sprecare. Potevamo permetterci di non scegliere, il che era molto (molto) tranquillizzante.