sabato 9 febbraio 2013

Magnolia.

Come in quel film in cui i due si amano e si rotolano, abbracciati sulla terra di quell'isola abbandonata, e ridono e lei ha dei capelli neri lunghissimi e poi da una nave sbarca una mandria inferocita di uomini in bombetta e frac che li divide e li allontana, tra le mura sporche della Roma imperiale. Si ritroveranno, alla fine, ma non sarà più lo stesso. Così ci divideranno e poi ci ritroveremo, ma non sarà più lo stesso. Saranno le incomprensioni, i rancori, i cellulari scarichi, le campagne elettorali, le microfrecciatine, le attese della metropolitana, i diciottesimi, le verifiche di fisica, gli scontrini, il raffreddore, gli amici invadenti ad allontanarci. Potremmo essere i principali soggetti di uno studio sull'incomunicabilità nella società contemporanea.
Allora ci diranno che non ci sono i presupposti perchè duri un giorno in più e noi, stanchi di combattere, ci arrenderemo. Ci convinceremo che non è mai stato amore. Rimarrà un quaderno rosso dalle pagine spesse, una poesia paternalista, un disco di Chet Baker, delle foto sfuocate in qualche città emiliana, delle pagine di diario scritte fitte in una calligrafia indecifrabile ai più. Un braccialetto, un crocifisso consacrato da esibire al collo. E ci ricorderemo solo dei baci, quelli che si assomigliano in tutte le relazioni. O di quella notte in cui mi avevi trattata male ed io ero partita, con in cuffia un cantautore barbuto e trasandato, per una fuga disperatamente solitaria in bicicletta, fino a perdermi nell'estrema periferia nord di Milano e, umiliata, a svegliarti dal sonno per farmi strada nella nebbia. O delle altre isterie, mancanze, scenate in mezzo alla strada.
Il resto saranno chiacchiere da bar con gli amici di sempre, quelli che quando incombe la tristezza ti offrono un doppio giro di Slalom e che sanno sempre illuderti che quello non sia un periodaccio, finchè ci sono i doppi giri di Slalom offerti dagli amici.
E' un periodaccio - mi dirai- e non voglio darti altro dolore. E' giusto che vada così -risponderò io-, aspettavo solo che tu avessi il coraggio di parlarmene. Così mentiremo entrambi, convinti di farci del bene a vicenda, annacquando la nostra anomalia in un finale simil-drammatico da fiction televisiva di serie B. Non ci chiariremo mai più, poi, perchè ce l'avevano detto tutti che sarebbe finita così e noi, in fondo, lo si presagiva anche quando non c'erano segnali che lo presagissero.

Quando succederà, per favore, mandatemi giù una pioggia di rane rigeneratrice, che riporti un po' di ordine nella surrealtà dell'esistenza. Come in quell'altro film.

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