domenica 7 aprile 2013

Le ragazze non piangono mai.

Ragazze salgono in cima alla montagnetta e scrivono sui muretti frasi indelebili che nel giro di qualche anno saranno lavate dalla pioggia, l'interminabile pioggia, e nessuno se ne ricorderà più. Parole di abbandono, sempre uguali da quando hanno tredici anni, perchè l'abbandono non cambia mai e loro sono sempre state abbandonate. E' un rito ormai. Eppure non piangeranno. Ameranno in silenzio, con una coraggiosa ostinazione, e poi smetteranno di farlo, senza tanti proclami o annunci pubblici.
Le ragazze non piangono mai perchè sanno che non c'è dolore con cui non si possa convivere: la disperazione si supera solo quando ci si abitua alla sua presenza subdola.
E quando sarà tempo di biciclette pitturate e corse sui cavalcavia, di vestiti a fiori, Clash, biblioteche e programmi d'esame, allora si accorgeranno che quel coinquilino doloroso, quel pensiero insistente, è ormai quasi un fratello, un elemento insostituibile, un'esperienza con cui confrontarsi in ogni momento della vita. Anche nella gioia, anche il 16 agosto sotto il sole spagnolo, anche quando un'altra persona le costringerà intere serate chiuse in camera a scrivere lettere d'amore. Il comitato degli abbandoni avrà sempre un posticino d'onore nel magma della materia cerebrale, con il compito di giudicare, supervisionare, paragonare. Le ragazze si lasceranno andare di nuovo, sbaglieranno, si illuderanno e saranno di nuovo abbandonate. E sarà la cosa migliore che potrebbe capitare.

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