mercoledì 1 maggio 2013

Non c'è niente da capire.

Non sempre ciò che non si capisce nasconde grandi verità.
Forse non ti capisco semplicemente perchè, dietro quell'aria scorbutica all'apparenza pensosa, non c'è niente da capire. Nessuna crisi esistenziale, nessun dramma in famiglia, tanto meno guai con la legge: nei tuoi occhi profondi si condensa la noia, il mal di vivere, unita ad una certa supponenza che ti fa osservare gli altri dall'alto di una poco condivisibile superiorità morale. Dici che vai a letto perchè il lavoro ti affatica, ma la realtà è che le giornate sono troppo lunghe e le ore in eccesso ti darebbero troppo tempo per riflettere su te stesso e sul tuo stile di vita. Il tuo ego smisurato ti ha insegnato che mettere in discussione te stesso è inaccettabile; a ogni critica hai risposto spavaldo che tu sei fatto così e ora, intrappolato in questa certezza inattaccabile, non sai a chi dare la colpa per il fallimento della tua esistenza. Ai passanti, di solito, o agli avvocati, ai politici, ai commessi del supermercato: una congiura globale ordita ai tuoi danni. Trovavo divertente, all'inizio, l'insulto libero dedicato ad ogni essere umano sotto tiro, quando credevo che quegli attacchi gratuiti e velenosi fossero indice di un alto spirito critico e non di una frustrazione congenita.
Solo quando dietro alle tue assenze ho colto l'egoismo, dietro ogni tuo gesto un amore per te stesso ingiustificabile (perchè l'amore di sé non è mai giustificabile), solo quando dietro ai tuoi silenzi ho colto un vuoto di pensieri ho realizzato che a volte le cose sono più semplici di come sembrano.

Non ti inorgoglirai più sentendomi dire che sei troppo complicato e faccio fatica a capirti.
Non ti cullerà più il pensiero che quando vorrai stare da solo io ci starò male.
Io starò male, ma tu non lo saprai.

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