domenica 6 maggio 2012

Il tuttologo.

E' il tipo che s'intromette con disinvoltura in una discussione sul Dogma 95 e in una sull'angiosarcoma, passando per i commenti sul reattore nucleare a fissione e sull'importanza del Romanticismo nella formazione del sentimento nazionale. Egli si trova sempre a suo agio, in ogni situazione, basta che abbia la possibilità di dire la sua e di esibire le sue presunte conoscenze.
La sua abilità è quella di ridurre la portata dei problemi a frasi ad effetto, citazioni (che spesso non hanno nulla a che fare con l'argomento), sentenze vaghe e vuote, soluzioni semplicistiche che sfiorano la demagogia. Così di fronte ad una conversazione rammaricata sullo sfacelo della politica interviene con un sempreverde largo ai giovani (naturalmente valido anche per le proposte musicali e per il problema della disoccupazione); nel mezzo di una discussione su un film che non ha visto ci tiene a precisare che adora quel regista ma i primi film erano migliori; in caso di dubbio dei suoi interlocutori non perde occasione per bluffare e dirsi certo che le cose stanno così. E' un uomo sicuro di sè, il tuttologo, non c'è che dire, lo si capisce dal modo in cui proferisce parola, come se dalla sua bocca colasse oro.
Il profeta dei nostri tempi non ha rapporti diretti o telefonici con Dio, ma ha come unico datore di lavoro il Senso Comune, che gli prescrive le frasi giuste (ed innocue) da declamare.
Il tuttologo esercita il diritto di parola in modo improprio, sconsiderato, dannoso per i suoi interlocutori e per l'intera umanità. In un mondo più giusto, insomma, la tuttologia dovrebbe essere un reato perseguibile per legge.

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