lunedì 16 settembre 2013

I bidelli.

I bidelli oggi, con profondo rammarico della comunità, non si chiamano più bidelli ma collaboratori scolastici, eppure non sono cambiati, sempre bidelli sono, cioè, puliscono con la stessa svogliatezza, vengono dalla Calabria, leggono riviste dal dubbio valore culturale e conoscono i pettegolezzi dell'intero istituto scolastico. C'è sempre un prof di storia che allunga le mani sulle studentesse e una supplente di educazione fisica che al suo passaggio fa voltare la testa ai mariti più fedeli, per non parlare di quello che se per caso lo tocchi dopo due giorni muori d'infarto: il bidello lo sa, con tanto di particolari e testimoni.
I bidelli sono Nunzia, Alfia, Beppe, Walter, Sergio, Filomena. Tra loro c'è anche l'assistente tecnico, che, seppur può vantare un grado di responsabilità maggiore e un rapporto con i professori più diretto, rimane sempre un bidello, oltretutto con il privilegio di pause caffè interminabili. Tra l'altro, la sua assistenza tecnica è efficace quanto una martellata sul server.
Quando passo davanti a scuola ne vedo sempre un paio fuori, a prendere una boccata d'aria o a fumare una sigaretta. Le donne tinte da quando hanno vent'anni, gli uomini stempiati da quando ne hanno diciotto. Mi prende una certa allegria, anche se alcuni ai tempi non erano del mio piano e li vedevo solo saltuariamente, anche se, maledetti, neanche si ricordano il mio nome. Ma pressate ancora per le sedie sui banchi? E per le scritte con il bianchetto? La Gualtieri zoppica ancora? E l'Inter come sta andando? (mi sbilancio, ma Sergio si entusiasma e si lancia in tecnicismi calcistici che mi pento di aver stimolato).
I bidelli fanno i bidelli da tutta la vita e hanno un rapporto di odio/amore con il suddetto mestiere che Catullo: lasciastare. Più di amore, credo.

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